Una delle cose che mi ha colpito di più è stata la sensazione di quando siamo passati davanti al campo dei malati dove rimangono solo gli spiazzi delle fondamenta delle capanne, come fossero le impronte di un fantasma di chi ha dovuto vivere lì.
Filippo
Grazie a questo viaggio ho capito che nessuno può togliermi ciò che sono, la mia identità. Avrò sempre un nome, un volto, sarò sempre una persona unica. È importante avere una propria identità e non perderla mai: se la società prova a dirti che essere diverso è sbagliato, non devi ascoltare, non lasciare che qualcuno ti possa far credere che non sei nessuno.
Anna
In questo viaggio, ho visitato dei luoghi, di cui avevo solamente sentito parlare.
Ho provato emozioni che non avrei mai voluto provare.
Ho provato ad immaginarmi e a immergermi, attraverso i pensieri in questi luoghi. Non penso di aver raggiunto quel grado di cattiveria e disumanità che realmente ha popolato questi inferni:
un giorno ti svegli e vieni cacciato dalla tua dimora, vieni picchiato e spedito in dei campi ,dove non perdevi solo la libertà e la vita, ma anche la tua persona; perdevi la tua identità , diventavi solamente un numero.
Mauro
Entrare in un posto di cui avevo solo sentito parlare: Mauthausen.
Era tutto così grande e silenzioso, l’aria sembrava pesante.
Non c’erano urla o schiamazzi, solo un silenzio che ti metteva a disagio.
Ho camminato tra le mura e mi sono immaginato le persone che avevano sofferto lì, le persone che non avevano più speranza. Ogni posto raccontava una storia triste.
Mi ha colpito vedere le baracche e sentire quanto fosse difficile sopravvivere in quel luogo.
Quando sono tornato a casa, mi sono reso conto di quanto fosse importante ricordare tutto quello che è successo, perché dimenticare sarebbe come lasciare che tutto quel dolore venisse cancellato.
Leonardo
il viaggio mi ha formato e fatto crescere mentalmente, ho provato delle emozioni forti nel vedere quello che hanno toccato con mano i deportati. È stata un’esperienza bellissima e formativa sia a livello di conoscenza che a livello umano
Marco
Il viaggio che abbiamo fatto a Mauthausen è stato molto significativo per me, poiché mi ha permesso di conoscere una realtà che non avevo mai vissuto fino a quel momento. Di questa visita, ciò che mi ha colpito maggiormente è stato il castello di Hartheim, che, visto da fuori, appare davvero affascinante, eppure nessuno potrebbe mai immaginare la tragica storia che si nasconde al suo interno.
Federico
la visita al campo é stata essenziale per onorare la memoria delle vittime e per ricordare quanto conti la libertà.
Elettra
Questo viaggio mi ha fatto capire quanto siamo fortunati a non aver dovuto affrontare tutto questo e quanto la vita sia talmente fragile, che basta un soffio per spezzarla.
Silvia
Solo alla visita al campo di concentramento di mathausen sono stata travolta da molti sentimenti di shock, tristezza, dolore e riflessione.
Visitare questi luoghi dal vivo non è la stessa cosa che leggerla sui libri.
Reika
È stata un’esperienza che mi ha segnato profondamente: ricordo ancora l’atmosfera pesante e silenziosa che si respirava nell’aria.
Il viaggio mi ha dato molte risposte ma mi ha anche fatto sorgere ancora più domande, domande a cui purtroppo non posso avere una risposta: veramente esistono persone così spietate? come si può ignorare una situazione del genere? Cosa si proverà mai a ritrovarsi in quella situazione ma soprattutto perché l’animo umano non ha ricevuto un segnale di ragione ed altruismo che lo abbia portato ad aiutare quelle persone?
Lorenzo
Il viaggio a Mauthausen mi ha colpito profondamente.
Ciò che mi ha segnato di più è stato il racconto dei prigionieri che, salendo la Scala della Morte, si sostenevano a vicenda nonostante la disperazione.
Camminando tra le baracche e i cortili, ho visto ciò che restava di un passato terribile, un luogo dove migliaia di persone hanno perso tutto: la libertà, la dignità e, alla fine, anche la vita.
Uscendo dal campo, ho sentito quanto fosse importante ricordare quello che è successo per non dimenticare.
Valentina
I luoghi che mi hanno segnata maggiormente sono stati le baracche, poiché ritengo improponibile una tale deumanizzazione dei prigionieri e il sovraffollamento al loro interno, mentre, il secondo luogo, riguarda le camere a gas: in quei silenzi durante la visita si è potuto percepire tutto il dolore provato.
Gaia
Aver avuto l’opportunità di visitare luoghi in cui la crudeltà umana ha raggiunto il suo culmine mi ha fatto pensare molto e penso che tutti debbano avere la possibilità di vedere fino a dove l’essere umano si può spingere per evitare di ripetere lo stesso errore.
Iris
Varcare i cancelli del campo di concentramento di Mauthausen è stata un’esperienza che mi ha lasciato un segno profondo nel cuore.
Fin dall’ingresso, l’atmosfera carica di memoria e dolore, mi ha fatto sentire il peso della storia che quel luogo custodisce.
Camminando tra le mura di pietra ho immaginato la sofferenza di migliaia di uomini che qui hanno vissuto e perso la vita.
La scala della morte, con i suoi 186 gradini, racconta senza parole il calvario dei prigionieri costretti a trasportare pesanti blocchi di pietra dalla cava sottostante.
Nel museo, le fotografie e le testimonianze scritte hanno dato un volto e una voce a chi è stato internato.
Il momento più toccante è stato entrare nella camera a gas: il silenzio era assordante, carico di un’angoscia difficile da spiegare. In quel luogo ho percepito la crudeltà di un sistema che ha negato ogni dignità umana.
Uscendo, ho provato un senso di responsabilità: raccontare, testimoniare, affinché questa tragedia non venga mai dimenticata.
Mauthausen non è solo un luogo di dolore, ma anche un monito per il futuro per difendere sempre i valori della libertà, della giustizia e della dignità umana.
Martina
La visita al campo di Mauthausen è un’esperienza che provoca varie emozioni.
Di primo impatto ho provato smarrimento: appena si entra si riesce a percepire il dolore che i deportati subirono come se la terra e gli edifici ne fossero impregnati e pian piano lo stessero rilasciando.
Noi abbiamo visitato vari luoghi presenti all’interno e all’esterno del campo come ad esempio la cava, dove i prigionieri dovevano ricavare il granito, e il campo da calcio delle SS e addirittura una piscina il quale compito principale era quello di poter contrastare facilmente il fuoco in caso di incendio, ma che veniva utilizzata anche per lo svago delle SS.
Questo mi ha dato l’impressione che anche i soldati o comuque lo Stato non avessero il coraggio di mostrare apertamente ciò che svolgevano all’interno di Mauthausen proprio per evitare il giudizio della società, perché sapevano che ciò che accadeva all’interno era sbagliato e quindi decisero di “camuffarlo” ingannando coloro che erano all’esterno o che comunque stavano per entrare.
Mi ha impressionato molto anche la visita al castello di Hartheim dove venivano uccisi tutti coloro che avevano delle disabilità fisiche e mentali (anche i soldati mutilati in guerra).
I pazienti degli ospedali venivano traspostati in queste strutture, come appunto Hartheim, uccisi e poi dopo mesi venivano inviate alle famiglie delle ceneri: le ceneri non erano necessariamente del parente, ma un misto di ciò che era rimasto nel forno crematorio proprio perché il “paziente” era già morto da tempo.
Le ceneri venivano spedite dopo mesi proprio per poter far credere alle famiglie che il proprio parente era morto per altre cause e per non attirare l’attenzione dell’opinione pubblica.
Queste strutture di “pulizia” fecero risparmiare molti soldi allo Stato ma comuque ci fanno capire come le persone, addirittura coloro che hanno combattuto per la loro stessa nazione, la Germania, venissero uccisi perché ormai avevano perso di utilità.
Le persone, una volta perso di valore, venivano buttate via, avevano completamente perso l’umanità.
Beatrice